Trapianto capelli HST per casi Norwood 5 e 5a
Trapianto capelli: zona donatrice insufficiente
I casi Norwood 5 e Nordwood 5a sono difficilmente restaurabili con FUT o FUE
Questo perché né la tecnica FUT né quella FUE permettono la ricrescita di quelle unità follicolari prelevate, ma lasciano dopo l’intervento sia una zona donatrice ben ridotta con una lunga cicatrice oppure una serie di ammanchi cicatrizzati che oltre a diradare in maniera inaccettabile la zona donatrice, provocano molto spesso una fibrosi del cuoio capelluto con un indurimento dello stesso che compromette ogni ulteriore intervento ammesso che questo fosse possibile. Infatti, per restaurare una situazione Nordwood 5 o Nordwood 5a occorrono molte unità follicolari; circa 5000 per un Norwood 5 e almeno 6500 per un Nordwood 5a.
È chiaro che per non creare situazioni di stress eccessivo che possono portare anche a necrosi e quindi al disastro completo, occorrerebbe intervenire in più fasi. Naturalmente se questo è possibile a partire da una zona donatrice capace di assorbire tanti prelievi. Onestamente questi casi Nordwood 5 e Nordwood 5a sono raramente restaurabili con queste tecniche di trapianto proprio per la situazione appena descritta. Quindi questi pazienti devono rassegnarsi a non poter più avere una chioma sul capo? Sembrerebbe che con FUT e FUE purtroppo questa sia la situazione più frequente.
Trapianto capelli Nordwood 5 e Nordwood 5a con tecnica HST
Tuttavia, ora è disponibile in Italia una nuova tecnica, il cui nome è HST acronimo che significa Hair Stemcell Transplantation definita anche PL FUT cioè Partial Longitudinal Follicolar Unit Transplantation. Perché questa tecnica HST invece può ridare speranza ai pazienti Norwood 5 e 5a? La risposta è positiva perché la tecnica HST offre due maggiori vantaggi ai pazienti: moltiplica le unità follicolari prelevate e quindi ricostituisce una zona donatrice nello stesso tempo che ricopre la zona ricevente. Ora vediamo come questo piccolo miracolo possa essere possibile.
HST: trapianto di unita follicolari parziali e di cellule staminali pilifere
Come lo stesso acronimo lo definisce, il prelievo che viene effettuato in zona donatrice è parziale: solamente una porzione di una unità follicolare viene asportata. Questo con l’utilizzo di aghi estremamente piccoli, la cui dimensione, del diametro di 0,6 millimetri è inferiore a quella di una unità follicolare. Quale è l’interesse di prelevare solo una porzione di unità follicolare e non una unità follicolare intera come avviene con FUT e con FUE?
Ebbene, all’interno di una unità follicolare sono contenute le cellule staminali pilifere che sono preposte alla crescita ed allo sviluppo delle unità follicolari. Se l’unità follicolare viene scissa in due porzioni, una prelevata ed una che resta in situ nella zona donatrice, ciascuna delle due porzioni contiene quindi sufficienti cellule staminali pilifere per far sì che ogni porzione possa crescere e svilupparsi fino a ricostituire in ognuna della due porzioni la stessa unità follicolare di partenza.
La ricerca scientifica del dr GHO
Questo è stato realizzato e provato da esperienze condotte sia in vitro che in vivo dal ricercatore scientifico olandese Conradus Chosal Gho che ha poi pubblicato i risultati della sua ricerca nelle più prestigiose riviste scientifiche internazionali ed ha poi suggellato con un brevetto la sua scoperta.
Questa ricerca data da oltre 15 anni e da allora oltre 15000 pazienti hanno potuto beneficiare con successo della tecnica HST. Questo significa che per esempio un paziente di tipo Nordwood 5 o Nordwood 5a che si sottopone ad un trapianto di unità follicolari parzialmente prelevate vede il suo capitale di unità follicolari in zona donatrice periodicamente rinnovato con la ricrescita di quanto prelevato.
Trapianto di cellule staminali pilifere HST: senza cicatrici
Questo offre ai pazienti una nuova speranza di riavere una capigliatura, aggiungendo a questo successo anche delle prestazioni veramente interessanti come quella di non avere cicatrici post-operatorie e quindi di non incorrere nel rischio di una fibrosi cutanea che potrebbe compromettere gli interventi successivi.
La dimensione estremamente ridotta dei prelievi fa sì che la zona donatrice si rimargina in tempi molto corti, dell’ordine di pochi giorni, spesso due o tre, e che nessuna fasciatura sia necessaria alla fine dell’intervento. Inoltre, l’impianto delle porzioni di unità follicolare in zona ricevente avviene con aghi ancora più ridotti in diametro, di 0,5 millimetri, il che consente di ricostruire il sistema capillare con un a densità non raggiungibile da nessun’altra tecnica.